l più grande esodo migratorio della storia moderna. Così è stato definito quell’enorme flusso di partenze che in un secolo, dal 1876 al 1976, ha portato fuori dall’Italia 26 milioni di persone.
Un fenomeno che ha segnato profondamente il nostro Paese, plasmandolo dal punto di vista economico, sociale, culturale e identitario. E che ha fatto sentire i suoi effetti soprattuto in Veneto, territorio che nel periodo citato ha visto oltre 3 milione di partenze, in particolare nel quarantennio non a caso ribattezzato della “Grande Emigrazione”: 14 milioni di espatri, a livello nazionale, tra il 1876 e il 1915, più di 1 milione 882 mila nel solo Veneto, regione numericamente più rilevante.
Ma non si tratta solo di passato. Anche oggi, in un contesto profondamente cambiato e su cui incidono stimoli diversi, l’emigrazione fa sentire i suoi riflessi. Da un lato con la nuova mobilità giovanile, che vede ancora il Veneto tra i principali territori esportatori di talenti nel mondo (12.346 espatri nel corso del 2020, seconda regione per numero di emigrati dopo la Lombardia, con una quota dell’11,3% a livello nazionale). Dall’altro, con la presenza di numerose comunità di origine veneta sparse in tutti i continenti: comunità che spesso hanno saputo mantenere un forte legame con le loro radici culturali e con la storia migratoria dei loro avi.
Quella dell’emigrazione è insomma una questione di assoluto rilievo, che tuttavia – nonostante il peso avuto nel passato e l’attuale ruolo di primo piano nel dar forma al presente – risulta ancora poco conosciuta, quasi dimenticata, soprattutto tra le giovani generazioni.
Questo concorso vuole allora portare a “riscoprirla”. Vuole riportare alla luce, grazie all’impulso creativo e al gusto della ricerca, quel patrimonio di aneddoti e vicende speciali di cui il cammino migratorio veneto è ricchissimo. Una vera e propria miniera. Un’eredità da esplorare. E da raccontare.